Campi Flegrei: alla scoperta di un supervulcano
Una delle immagini dei Campi Flegrei, a Napoli
di Monica Nardone
NAPOLI – Per la prima volta si esplora il cuore di un supervulcano: con la perforazione dei Campi Flegrei partita nei giorni scorsi nell’ambito di un progetto internazionale a guida italiana, sara’ possibile studiare dall’interno uno dei vulcani piu’ temuti al mondo. Come questo ne esistono solo una decina in tutto il pianeta e sono strutture capaci di eruzioni molto violente, ma per fortuna molto rare. La perforazione nell’area di Bagnoli Futura e’ arrivata a 200 metri di profondita’ ed e’ condotta nell’ambito del ”Campi Flegrei Deep Drilling Project”, guidato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e finanziato dal Consorzio internazionale per le perforazioni profonde continentali. Si vuole ”monitorare e studiare questo vulcano per mitigare il rischio”, ha spiegato il coordinatore del progetto, Giuseppe De Natale, dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv. Il supervulcano di Campi Flegrei e’ ad altissimo rischio perche’ sorge in una zona molto popolata, che comprende circa tre milioni di persone. Per distinguere i segni di un eventuale futuro risveglio bisogna conoscerlo bene e sorvegliarlo. ”Abbiamo molti interrogativi su questo vulcano e per rispondere abbiamo bisogno di conoscere il sistema nel profondo”, ha osservato il direttore dell’Osservatorio, Marcello Martini. Per questo il progetto intende creare un osservatorio vulcanico in profondita’, che permettera’ di aumentare di tre ordini di grandezza la possibilita’ di rilevare i piu’ piccoli segnali sismici, possibili spie di un eventuale risveglio. La perforazione era prevista inizialmente nel 2010, ma allora lo stop da parte del Comune aveva bloccato il progetto. Il via libera da parte della nuova amministrazione comunale e’ arrivato pochi mesi fa. In questo momento i ricercatori stanno realizzando il primo pozzo previsto dal progetto, profondo 500 metri, con un costo di circa 500.000 euro. ”Siamo arrivati a toccare il tufo giallo espulso dall’eruzione di 15.000 anni fa e che pensiamo abbia uno spessore di circa 100 metri”, ha detto De Natale. I ricercatori stanno anche utilizzando le onde sonore prodotte dalla trivella per realizzare una mappa 3D delle viscere del supervulcano, per estrarre campioni di roccia. Fra circa due anni si prevede di realizzare un secondo pozzo, profondo 3.500 metri. Non e’ la prima volta che si perfora il supervulcano dei Campi Flegrei: negli anni ’70 e ’80, in pieno bradisismo, spiega De Natale, ci furono perforazioni da parte di Enel e Agip anche piuttosto profonde per scopi geotermici. Si arrivo’ a 3.050 metri di profondita’, ma le risorse trovate non erano sfruttabili con i criteri di allora perche’ si prevedevano centrali troppo grandi e inoltre l’Italia in quel momento era concentrata sul nucleare. La maggior parte delle conoscenze che abbiamo sul vulcano di Campi Flegrei si devono a quei pozzi, che pero’ avevano uno scopo diverso, ha aggiunto De Natale. E’ la prima volta invece che si fa una perforazione per scopi scientifici, ”per creare un osservatorio in profondita’ che studi il vulcano”.
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